INTERPRETAZIONE
Reti di relazioni generate da un’opera d’arte.
22–25 febbraio 2022
Conservatorio e Università di Trento
In collaborazione con MUSE

Ereditare, Ripetere, Innovare.

“Interpretazione – Reti di relazioni generate da un’opera d’arte”, nasce da una felice sinergia, quella tra il Conservatorio di Musica “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda e Università di Trento, in collaborazione con MUSE. Ereditare, Ripetere, Innovare sono i temi attorno ai quali si configura la ricerca multidisciplinare del convegno 2022. Un’opportunità di costituire un vero laboratorio di innovazione al confine tra musica e filosofia. Dal 22 al 25 febbraio si terrà la quinta edizione, con un programma ricco di conferenze tra Trento e Rovereto, serate di concerti e progetti editoriali.
Ereditare, ripetere, innovare.
Un filo saldo unisce i tre termini: soprattutto per l’interprete musicale, sempre in dialogo fusivo con l’Altro, con la Storia, con un passato – immediatamente prossimo oppure remotissimo – che solo per l’interprete, ovvero nell’evento performato e incarnato diventa musica. A ogni concerto davvero grande siamo di fronte a musica del passato che si rivolge all’oggi, e non in modo innocuo o con scopi solo intrattenitivi, ma disegnando un orizzonte carico di impegno: sia per il coinvolgimento dionisiaco che il concerto in sé produce, sia in quanto un tale evento, radicato nel presente, crea il domani. La questione dell’eredità, oltre che eminentemente artistica è dunque etico-politica con sfondi filosofici importanti, e perciò – a monte – didattica. 

La struttura ripetitiva fa parte dell’insegnamento musicale in modo pervasivo e strutturante. Non solo in quanto la ripetizione è richiesta da un’arte performativa altamente fisica, come la nostra – e si tratta di una ripetizione che vive di esistenziali affini alla preghiera, che struttura e ritma giornate e corpi e sensibilità; ma pure in quanto quel replicare in cui consiste la tournée, mira sì a una di riproduzione di essenze che esigiamo tuttavia sempre più piena d’essere. Non solo perché la trasmissione di mondi, il passaggio di sapienza artistica da maestro ad allievo avviene attraverso imitazione di stilemi, di gesti, di approcci allo studio; ma proprio in quanto il processo fisico intero apre all’afflato spirituale del brano, e questo rimanda a quello. Il concerto, e potremmo dire il concertista, la concertista crea il Nuovo nello Stesso.

 

Senza contare il fatto che il musicista spesso porta dentro di sé, e rimugina come si rumina un salmo, la forma della “sua” musica. Ciò gli consente di risolvere i problemi a livelli altri dal fisico e di riportarsi alla dimensione fisica rendendo la grazia di una esecuzione unitaria e ispirata. C’è poi il problema della replica. Che senso ha replicare i concerti? E’ immorale e inutile, come vorrebbe Glenn Gould? E’ solo spettacolo? Certo no, non lo è. Noi sappiamo che attraverso la ripetizione del rito del concerto molto si consolida, si introietta, si perfeziona. Diventa mirato, efficace, controllato e libero: commovente a questo preciso patto. 

Eppure come è difficile – e ne condividiamo la croce e la delizia con gli attori – fare, disfare e rifare ogni sera, ogni giorno, più volte al giorno! Che strano e inevitabile processo alchemico è la nostra routine: macerazione, riduzione all’osso, scomposizione; nuova sintesi, nuovo colore, tinta rubea – sempre nuova – di ciò che non è mai esaurito, e sempre chiama altre interpretazioni.

E noi stessi! L’opera al nero che siamo e ridiventiamo: il nuovo inizio che è sempre processo partoriente – e comprende, in una polifonia non scontata, concepimento, crisi, pericolo, nascite.
Ripetizione è anche sfida, rischio, sempre rinnovato salto dall’esito in realtà indecidibile. Il meccanismo stesso della tournée ha poi qualcosa di simile a una missione itinerante: può avere risvolti politici, nel senso alto e nobile del termine: può aprire speranze in ogni dove, può parlare indelebilmente al singolo, costruire, ripetiamo, il nuovo. 

Avanzano dunque da un orizzonte lontano questioni filosofiche di prima grandezza: cosa significa ereditare, esser fedeli? La fedeltà di un interprete è un valore: ma viene declinato nei modi più disparati. Siamo legati all’Autore da un vincolo di fedeltà del tutto speciale: ma, per la natura stessa della musica, l’Autore viene a noi anche attraverso interpretazioni di interpretazioni – che veicolano fascino, mondi, fini, effetti di senso; legami con la Storia ignoti all’Autore, risonanze extramusicali, futuro. 

Si profila un legame forte tra eredità, fedeltà e dovere di eresia.

Insomma la questione della interpretazione musicale, soprattutto relativamente al tema ereditare-ripetere-innovare, sta dinanzi ai nostri occhi come questione tipicamente ermeneutica e contemporaneamente come traino tutt’affatto speciale dell’ermeneutica stessa: con il suo metalinguaggio, con quel veicolo di musica viva che è l’interprete – che è anche corpo, fascino fisico, magnetismo personale; scelta che traspare da ogni gesto; orizzonte e infine fulcro di sempre rinnovate nascite – la musica trae a sé sempre nuove e antiche risonanze extramusicali capaci di travalicare persino il generale orizzonte dell’arte, per lambire filosofia, storia, letteratura, psicoanalisi, fenomenologia della persona. 

Margherita Anselmi 

#interpretazione2022
Ideato e organizzato da:
Conservatorio di Musica F.A. Bonporti di Trento

In collaborazione con:
MUSE e Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Lettere e Filosofia

Con il patrocinio di:
Istituto Italiano di Studi Germanici e Lech Lechà

In partnership con:
Ashtart Consultncy Srl Società Benefit