Reti di relazioni generate da un’opera d’arte.
Conservatorio e Università di Trento
In collaborazione con MUSE
Ereditare, Ripetere, Innovare.

La struttura ripetitiva fa parte dell’insegnamento musicale in modo pervasivo e strutturante. Non solo in quanto la ripetizione è richiesta da un’arte performativa altamente fisica, come la nostra – e si tratta di una ripetizione che vive di esistenziali affini alla preghiera, che struttura e ritma giornate e corpi e sensibilità; ma pure in quanto quel replicare in cui consiste la tournée, mira sì a una di riproduzione di essenze che esigiamo tuttavia sempre più piena d’essere. Non solo perché la trasmissione di mondi, il passaggio di sapienza artistica da maestro ad allievo avviene attraverso imitazione di stilemi, di gesti, di approcci allo studio; ma proprio in quanto il processo fisico intero apre all’afflato spirituale del brano, e questo rimanda a quello. Il concerto, e potremmo dire il concertista, la concertista crea il Nuovo nello Stesso.
Eppure come è difficile – e ne condividiamo la croce e la delizia con gli attori – fare, disfare e rifare ogni sera, ogni giorno, più volte al giorno! Che strano e inevitabile processo alchemico è la nostra routine: macerazione, riduzione all’osso, scomposizione; nuova sintesi, nuovo colore, tinta rubea – sempre nuova – di ciò che non è mai esaurito, e sempre chiama altre interpretazioni.

Ripetizione è anche sfida, rischio, sempre rinnovato salto dall’esito in realtà indecidibile. Il meccanismo stesso della tournée ha poi qualcosa di simile a una missione itinerante: può avere risvolti politici, nel senso alto e nobile del termine: può aprire speranze in ogni dove, può parlare indelebilmente al singolo, costruire, ripetiamo, il nuovo.
Avanzano dunque da un orizzonte lontano questioni filosofiche di prima grandezza: cosa significa ereditare, esser fedeli? La fedeltà di un interprete è un valore: ma viene declinato nei modi più disparati. Siamo legati all’Autore da un vincolo di fedeltà del tutto speciale: ma, per la natura stessa della musica, l’Autore viene a noi anche attraverso interpretazioni di interpretazioni – che veicolano fascino, mondi, fini, effetti di senso; legami con la Storia ignoti all’Autore, risonanze extramusicali, futuro.
Insomma la questione della interpretazione musicale, soprattutto relativamente al tema ereditare-ripetere-innovare, sta dinanzi ai nostri occhi come questione tipicamente ermeneutica e contemporaneamente come traino tutt’affatto speciale dell’ermeneutica stessa: con il suo metalinguaggio, con quel veicolo di musica viva che è l’interprete – che è anche corpo, fascino fisico, magnetismo personale; scelta che traspare da ogni gesto; orizzonte e infine fulcro di sempre rinnovate nascite – la musica trae a sé sempre nuove e antiche risonanze extramusicali capaci di travalicare persino il generale orizzonte dell’arte, per lambire filosofia, storia, letteratura, psicoanalisi, fenomenologia della persona.
Margherita Anselmi

Conservatorio di Musica F.A. Bonporti di Trento
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